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Quando "bello" vuol dire " maltrattamento genetico"
MALTRATTAMENTO GENETICO
Lo standard di razza è quell’insieme di specifiche caratteristiche morfologiche e comportamentali che un soggetto – sia esso un cane, un gatto o qualunque altro animale – dovrebbe avere per rientrare in
una determinata razza.
Quindi, lo standard è un punto di riferimento sia per gli allevatori, i quali dovrebbero avere come obiettivo quello di creare un buon “soggetto” e di migliorarlo sempre, sia per i proprietari che desiderano avere un cane o un gatto rispondente ai "sacri canoni" della razza oggetto del loro desiderio.
Quando, però, si spinge la selezione all’estremo per privilegiare alcuni caratteri esclusivamente estetici senza guardare alla funzionalità e ricorrendo a un inbreeding spinto, ecco che iniziano a nascere i problemi e si configura il maltrattamento genetico, una forma di maltrattamento ben più grave della semplice sofferenza inflitta a un singolo animale poiché, al contrario, riguarda un elevato numero di soggetti e può essere perpetrata per molte generazioni a venire.
COSA ALIMENTA IL MALTRATTAMENTO GENETICO?
La colpa, ovviamente, non è solo degli allevatori, dei giudici e delle associazioni che spingono sempre di più verso ipertipi estremi nei quali i pregi estetici (e i difetti funzionali!) siano esaltati all’ennesima potenza, ma la responsabilità è da imputare per lo più alle richieste di mercato e ai desideri di un pubblico sempre più esigente che così facendo non guarda senza rendersene conto al benessere animale, ma mira solo alla soddisfazione di un capriccio generato dai messaggi subliminali che arrivano dalla società.
La storia si ripete e tutti noi abbiamo avuto modo di assistere, nel corso del tempo, al boom di questa o quell’altra razza, magari in concomitanza dell’uscita di un film di successo oppure, in tempi più recenti, per il desiderio di possedere un cane o un gatto come quello delle star della televisione o degli influencer del web che ci martellano quotidianamente con le loro immagini e video sui socials. Mode volubili, temporanee e passeggere con alle spalle un grandissimo giro di soldi, purtroppo a spese degli animali che, per quanto esteticamente carini e “perfetti”, pagano il prezzo della nostra superficialità dovendo convivere con problemi fisici che ne compromettono la qualità della vita o, addirittura, la sopravvivenza.
Già negli anni ’60 del secolo scorso ha iniziato a crescere, in seno al mondo veterinario, una certa consapevolezza dell’importanza del “sano” rispetto al “bello” e qualcosa, a livello europeo, sta incominciando a muoversi, seppur lentamente e con difficoltà. Anche nel nostro Paese qualcosa inizia a delinearsi in questo senso, come ad esempio la costituzione del Cbv (Comitato bioetico per la Veterinaria), nel 2018, o la nascita di associazioni come Asetra (Associazione di studi etologici e tutela della relazione con gli animali).
Giovanni Cubeddu, già Ordinario di Medicina legale presso l’Università degli Studi di Sassari e presidente Melefovet (gruppo di studio di Medicina legale e forense veterinaria dell’Associazione italiana veterinari piccoli animali), e Ferdinando Meregaglia, libero professionista di Torino e segretario Melefovet, hanno spiegato i risvolti legali del maltrattamento genetico, un aspetto che troppo spesso viene trascurato, ma che può avere implicazioni importanti anche per il medico veterinario.
La necessità di soddisfare esigenze di mercato che derivano dalla rapida richiesta di soggetti esteticamente gradevoli e rispondenti alla moda del momento comporta, per forza di cose, il ricorso a un inbreeding spinto, utilizzando pochi soggetti riproduttori che portano con sé sia le caratteristiche morfologiche desiderate sia problematiche anche gravi, una tematica che la WSAVA aveva sollevato già negli anni ‘60.
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